{"id":835,"date":"2022-02-15T18:16:27","date_gmt":"2022-02-15T17:16:27","guid":{"rendered":"https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/manipulite\/?page_id=835"},"modified":"2022-03-17T10:50:47","modified_gmt":"2022-03-17T09:50:47","slug":"iricordi","status":"publish","type":"page","link":"https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/covidfuturo\/","title":{"rendered":"Futuro"},"content":{"rendered":"
[vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” css=”.vc_custom_1647510613012{background-image: url(https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/covidfuturo\/wp-content\/uploads\/sites\/11\/2022\/03\/Copertine-1-1.jpg?id=1373) !important;background-position: center !important;background-repeat: no-repeat !important;background-size: cover !important;}” z_index=”” el_class=”fullwidth-box” background_image=”686″][vc_column][vc_empty_space height=”64px” el_class=”header-image-space”][vc_column_text]<\/p>\n
[\/vc_column_text][vc_empty_space height=”24px”][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=”” el_class=”inline-menu”][vc_column][vc_raw_html]JTVCbWVudSUyMG5hbWUlM0QlMjJDb3ZpZEZ1dHVybyUyMiU1RA==[\/vc_raw_html][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”grid” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_empty_space][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=”” el_class=”accordion-indice-articoli”][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_empty_space]
[\/vc_column_text] <\/div>\n<\/div><\/div>[\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][vc_empty_space][vc_empty_space][vc_separator type=”normal”][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” el_id=”Covid-quale-futuro” z_index=””][vc_column][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_empty_space][vc_column_text]<\/p>\n
[\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n
di Arnaldo Liguori<\/p>\n
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<\/p>\n
Pandemia<\/strong> \u2022 Indica la situazione in cui una malattia contagiosa si diffonde rapidamente in tutto il mondo coinvolgendo la maggior parte della popolazione, poich\u00e9 quest\u2019ultima non \u00e8 immunizzata. \u00c8 ci\u00f2 che abbiamo vissuto negli ultimi due anni.<\/p>\n <\/p>\n Epidemia<\/strong> \u2022 Si verifica quando una malattia contagiosa si diffonde rapidamente in un\u2019area geografica specifica, coinvolgendo un numero di persone molto pi\u00f9 alto rispetto a quello atteso. Un esempio \u00e8 l\u2019epidemia di Ebola che si \u00e8 sviluppata in Africa occidentale tra il 2014 e il 2016 causando 12 mila morti.<\/p>\n <\/p>\n Endemia<\/strong> \u2022 Si verifica quando una malattia contagiosa \u00e8 una presenza costante, frequente e prevedibile in una determinata regione o popolazione. Un virus pu\u00f2 scatenare un\u2019epidemia e poi trasformarsi in una pandemia, fino a diventare endemico. \u00c8 successo, ad esempio, all\u2019influenza spagnola che tra il 1918 e il 1919 uccise pi\u00f9 di 40 milioni di persone. Quel virus, chiamato H1N1, \u00e8 mutato nel tempo e i suoi discendenti causano ancora oggi influenze stagionali e raffreddori.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1231″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][vc_empty_space][vc_column_text]Perch\u00e9 endemico non vuol dire innocuo<\/strong> \u2022 Bench\u00e9 un\u2019endemia sia una situazione migliore rispetto a una pandemia, questo non significa la fine dei problemi. Tutt\u2019altro. Nell\u2019epidemiologia, un\u2019infezione endemica \u00e8 sostanzialmente quella in cui il tasso di contagio \u00e8 statico, non in aumento, non in calo: cio\u00e8 quando in media una persona ne infetta solo un\u2019altra. Non riguarda la mortalit\u00e0 in s\u00e9. In altre parole, come ha spiegato l\u2019epidemiologo Aris Katzourakis su Nature<\/em>, \u00abuna malattia pu\u00f2 essere endemica, diffusa e mortale\u00bb. \u00abLa malaria ha ucciso pi\u00f9 di 600 mila persone nel 2020. Dieci milioni si sono ammalate di tubercolosi quello stesso anno e 1,5 milioni sono morte\u00bb. Endemicit\u00e0, insomma, non vuol dire normalit\u00e0.<\/p>\n <\/p>\n Mutazioni impreviste<\/strong> \u2022 Un virus endemico, tra l\u2019altro, non \u00e8 per forza stabile: pu\u00f2 mutare in forme pi\u00f9 gravi. \u00c8 successo, ad esempio, nel 2019 negli Stati Uniti con un\u2019epidemia di morbillo particolarmente aggressiva. Il Sars-Cov-2 \u00e8 mutato tredici volte e due di quelle varianti sono diventate dominanti: la Delta, altamente trasmissibile e pi\u00f9 virulenta, e la Omicron, con la sua capacit\u00e0 di eludere il sistema immunitario, causando reinfezioni. Nulla esclude che possa mutare ancora. In buona sostanza, spiega Katzourakis, gli effetti di un virus dipendono da \u00abcomportamento, struttura demografica, suscettibilit\u00e0 e immunit\u00e0 di una popolazione: [\u2026] condizioni diverse in tutto il mondo possono consentire l’evoluzione di varianti di maggior successo e queste possono seminare nuove ondate di epidemie\u00bb.[\/vc_column_text][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][vc_empty_space][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″ offset=”vc_hidden-xs”][vc_raw_html]JTNDc2NyaXB0JTIwc3JjJTNEJTI3aHR0cHMlM0ElMkYlMkZnZW8uZGFpbHltb3Rpb24uY29tJTJGcGxheWVyJTJGeDdvcjkuanMlMjclMjBkYXRhLXZpZGVvJTNEJTI3eDg4cWoxbSUyNyUyMGRhdGEtcGFyYW1zJTNEJTI3Y3VzdG9tQ29uZmlnJTVCY3VzdG9tUGFyYW1zJTVEJTNEYWR2b24lMjZtdXRlJTNEZmFsc2UlMjclM0UlM0MlMkZzY3JpcHQlM0U=[\/vc_raw_html][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][vc_row_inner row_type=”row” type=”full_width” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner offset=”vc_hidden-lg vc_hidden-md vc_hidden-sm”][vc_raw_html]JTNDc2NyaXB0JTIwc3JjJTNEJTI3aHR0cHMlM0ElMkYlMkZnZW8uZGFpbHltb3Rpb24uY29tJTJGcGxheWVyJTJGeDdvcjkuanMlMjclMjBkYXRhLXZpZGVvJTNEJTI3eDg4cWoxbSUyNyUyMGRhdGEtcGFyYW1zJTNEJTI3Y3VzdG9tQ29uZmlnJTVCY3VzdG9tUGFyYW1zJTVEJTNEYWR2b24lMjZtdXRlJTNEZmFsc2UlMjclM0UlM0MlMkZzY3JpcHQlM0U=[\/vc_raw_html][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_empty_space][vc_column_text]Cosa pu\u00f2 fare chi governa<\/strong> \u2022 Il futuro del Covid-19 dipender\u00e0, in buona sostanza, da due cose: le decisioni politiche e le scelte individuali, in particolare riguardo ai vaccini. A livello politico, \u00e8 fondamentale uscire dalla logica emergenziale e ripensare i sistemi sanitari e le strutture pubbliche in modo che possano affrontare strutturalmente nuove ondate e recrudescenze della malattia. Bisogna utilizzare, secondo Katzourakis, \u00abtutte le formidabili armi disponibili: vaccini efficaci, farmaci antivirali, test diagnostici e migliorare la comprensione su come fermare un virus attraverso l’uso di mascherine, distanziamento, ventilazione e filtrazione dell’aria\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Solidariet\u00e0<\/strong> \u2022 Inoltre, sul piano globale \u00e8 necessario garantire un certo grado di immunizzazione \u2013 e quindi di vaccinazione \u2013 a tutti i Paesi. Questo vale in particolare per quelli africani, dove il tasso di vaccinati \u00e8 ancora al 53 per cento. Pi\u00f9 un virus si replica, maggiore \u00e8 la possibilit\u00e0 che sorgano mutazioni problematiche. Oltre ad essere distribuiti pi\u00f9 equamente, i vaccini dovranno, nel tempo, mutare e migliorarsi in modo che proteggano da una gamma pi\u00f9 ampia di varianti.<\/p>\n <\/p>\n Cosa possiamo fare tutti noi<\/strong> \u2022 A livello individuale, nel quotidiano, \u00e8 importante non abbandonare tutte le precauzioni adottate in questi anni. Secondo l\u2019immunologa Marta Rescigno, \u00abil comportamento ideale nella fase endemica \u00e8 mantenere le distanze in alcune situazioni, pulirci le mani pi\u00f9 spesso, evitare gli assembramenti, autocontrollarsi con pi\u00f9 attenzione\u00bb. Soprattutto, sottolineano tutti gli esperti e le autorit\u00e0 sanitarie, \u00e8 fondamentale vaccinarsi.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1309″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][vc_empty_space][vc_column_text]Vaccinarsi e vaccinarsi ancora<\/strong> \u2022 \u00abNon dimentichiamoci che Omicron sta portando in terapia intensiva i non vaccinati e pu\u00f2 essere pericolosa per pazienti immunodepressi\u00bb, sottolinea Giorgio Pal\u00f9, presidente dell\u2019Agenzia italiana del farmaco, della Societ\u00e0 europea di virologia e componente del Comitato tecnico scientifico. \u00c8 possibile che sia necessario vaccinarsi ogni anno, come si fa con l\u2019influenza stagione. A patto che, chiarisce Pal\u00f9, \u00abche il vaccino sia polivalente, cio\u00e8 efficace contro diverse varianti. Questo non eliminer\u00e0 il virus, ma eviter\u00e0 le forme gravi della malattia, i ricoveri e, quindi, le morti\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Conclusioni<\/strong> \u2022 La convivenza con il Covid-19, anche se diventer\u00e0 endemico, non dev\u2019essere presa alla leggera. L\u2019epidemiologo Katzourakis lo chiarisce bene: \u00abPensare che l’endemicit\u00e0 sia lieve e inevitabile \u00e8 pi\u00f9 che sbagliato, \u00e8 pericoloso: prepara l’umanit\u00e0 per molti altri anni di malattie, comprese ondate imprevedibili di focolai\u00bb. Per questo dobbiamo abbandonare il pigro ottimismo e fare il pi\u00f9 possibile per garantire che ci\u00f2 non accada, sia come individui, sia come societ\u00e0.[\/vc_column_text][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][vc_empty_space][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” el_id=”Sanit\u00e0-tagli-e-crisi” z_index=””][vc_column][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_empty_space][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n di Mauro Cerri<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″ offset=”vc_hidden-xs”][vc_raw_html]JTNDc2NyaXB0JTIwc3JjJTNEJTI3aHR0cHMlM0ElMkYlMkZnZW8uZGFpbHltb3Rpb24uY29tJTJGcGxheWVyJTJGeDdvcjkuanMlMjclMjBkYXRhLXZpZGVvJTNEJTI3eDg4cWswbyUyNyUyMGRhdGEtcGFyYW1zJTNEJTI3Y3VzdG9tQ29uZmlnJTVCY3VzdG9tUGFyYW1zJTVEJTNEYWR2b24lMjZtdXRlJTNEZmFsc2UlMjclM0UlM0MlMkZzY3JpcHQlM0U=[\/vc_raw_html][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][vc_row_inner row_type=”row” type=”full_width” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner offset=”vc_hidden-lg vc_hidden-md vc_hidden-sm”][vc_raw_html]JTNDc2NyaXB0JTIwc3JjJTNEJTI3aHR0cHMlM0ElMkYlMkZnZW8uZGFpbHltb3Rpb24uY29tJTJGcGxheWVyJTJGeDdvcjkuanMlMjclMjBkYXRhLXZpZGVvJTNEJTI3eDg4cWswbyUyNyUyMGRhdGEtcGFyYW1zJTNEJTI3Y3VzdG9tQ29uZmlnJTVCY3VzdG9tUGFyYW1zJTVEJTNEYWR2b24lMjZtdXRlJTNEZmFsc2UlMjclM0UlM0MlMkZzY3JpcHQlM0U=[\/vc_raw_html][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_empty_space][vc_column_text]L’illusione di un sistema sanitario solido e sicuro, specialmente per la Lombardia, la regione pi\u00f9 colpita dall’emergenza sanitaria, si \u00e8 infranta contro l’iceberg imprevisto della pandemia. Rispetto ai numeri spaventosi che il Covid ci ha costretto a scrivere e ad aggiornare \u2013 su tutti gli oltre 155 mila italiani morti \u2013 due le interpretazioni possibili. Quella istituzionale, secondo cui se il sistema sanitario non fosse stato in salute, ben peggiori sarebbero state le cifre; quella critica, che ha messo in discussione l’intera filiera medico\/ospedaliera travolta dall’ondata Covid. Uno tsunami spaventoso, che ha messo in ginocchio ogni Paese, questo va detto, e che lascia tra le macerie due interrogativi: si poteva fare di pi\u00f9? In che condizioni versano ora la sanit\u00e0 lombarda e italiana?<\/p>\n <\/p>\n In cerca di risposte<\/strong> \u2022 Se per rispondere alla prima servir\u00e0 ancora del tempo, senza probabilmente mai trovare una risposta univoca, qualche elemento in pi\u00f9 lo abbiamo per analizzare e soddisfare il secondo quesito. Perch\u00e9 il Covid non ha fatto altro che rendere pi\u00f9 stringenti problemi che preesistevano alla sua diffusione: la carenza crescente di medici e infermieri, il mancato turnover con nuove risorse, gli eroi della pandemia \u2013 359 quelli che hanno pagato con la vita il proprio impegno nella lotta al virus \u2013 e il collegamento tra ospedali e presidi territoriali.<\/p>\n <\/p>\n Medici in fuga<\/strong> \u2022 Su entrambi i fronti si sta assistendo a un’allarmante diaspora che la pandemia ha amplificato. L’esodo era iniziato almeno cinque anni fa, svuotando gli ambulatori, ma anche le corsie di ospedale. Un fenomeno raccontato regolarmente dai giornali, denunciato dai sindacati di categoria e pagato a caro prezzo, quello della salute, dai cittadini, specialmente le fasce pi\u00f9 deboli che non possono permettersi cure private.<\/p>\n <\/p>\n La fotografia<\/strong> \u2022 Uno studio di Anaad Assomed (Associazione medici dirigenti) datato 2018 disegna la mappa delle carenze di personale specializzato, proiettandone il fabbisogno fino al 2025, regione per regione. Con una conclusione deprimente: nessuna di queste, fatta eccezione per il Lazio, sar\u00e0 in grado di soddisfare il disavanzo netto determinato dall’uscita di specialisti. E lo ripetiamo, sono calcoli effettuati prima della pandemia.<\/p>\n <\/p>\n Le cause<\/strong> \u2022 Quando si parla di sanit\u00e0, vien facile pensare ai tagli che nell’ultimo trentennio, con proporzioni differenti a seconda delle regioni, sono stati applicati al settore pubblico, trasformando gli sprechi in carenze. Ma il problema reale ora non \u00e8 solo economico ma organizzativo. In buona sostanza, quella che manca \u00e8 la tanto acclamata programmazione. Nel periodo tra il 2019 e il 2021 sono andati in pensione circa 30 mila camici bianchi, con una stima per difetto, di et\u00e0 media di 65 anni, per effetto delle riforme pensionistiche che ne hanno incentivato l’uscita. Lo studio ipotizza per i medesimi motivi l’abbandono di altri 50 mila specialisti, la met\u00e0 di quelli attivi. Che peraltro hanno l’et\u00e0 media pi\u00f9 alta d\u2019Europa, superiore a 55 anni.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1196″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][vc_empty_space][vc_column_text]Il mancato turnover<\/strong> \u2022 I neo specialisti non basteranno a coprire la voragine, secondo l’analisi Anaao, per colpa delle errate programmazione e contrattualizzazione delle borse di specialit\u00e0, economicamente poco vantaggiose; in ogni caso mancher\u00e0 il tempo necessario per un corretto trasferimento di conoscenze dagli anziani ai giovani con un decadimento del servizio offerto.<\/p>\n <\/p>\n Focus specialisti<\/strong> \u2022 Le stime dicono che dei 53 mila contratti di formazione finanziati per il periodo 2018-2025 nelle universit\u00e0, cinquemila andranno persi per rinuncia, trasferimento di sede o cambiamento di scuola. Dei restanti solo il 75 per cento sceglier\u00e0 di lavorare per il Sistema sanitario nazionale, mentre gli altri opteranno per il privato, per la carriera universitaria e\/o per trasferirsi all’estero dove gli stipendi e le opportunit\u00e0 di crescita sono pi\u00f9 allettanti.<\/p>\n <\/p>\n Le regioni<\/strong> \u2022 In Lombardia e Piemonte entro il 2025 verranno a mancare circa duemila medici, in Toscana 1.800, in Emilia Romagna 600. Il Lazio dovrebbe invece godere di un surplus positivo di 900 unit\u00e0, mentre la Sicilia \u00e8 quella messa peggio con circa 2.250 specialisti mancanti all’appello. I numeri sono determinati dallo scarto tra previsione di medici in uscita e contratti di specializzazione avviati, tenendo conto della maggiore o minore propensione delle regioni a finanziarne aggiuntivi.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1244″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][vc_empty_space][vc_column_text]Le specialit\u00e0 in sofferenza<\/strong> \u2022 Se in assenza di interventi strutturali, il deficit totale di specialisti sfiorer\u00e0 le 17 mila unit\u00e0, riducendo da 213 \u2013 dato gi\u00e0 tra i bassi di Europa \u2013 a 181 il numero di medici ogni 100 mila abitanti, le carenze non colpiranno in modo orizzontale tutti i reparti. La medicina d’urgenza, leggasi pronto soccorso, sar\u00e0 quella pi\u00f9 colpita anche per l’effetto disincentivante prodotto da due anni di pandemia vissuti in trincea dai medici della prima linea. Si tratta di una vera e propria fuga nella fuga dove la mancata programmazione del turnover si aggancia a fattori psicologici e salariali. Rimarranno a corto di personale anche le Pediatrie, mancheranno poi anestesisti e rianimatori, anche loro messi a dura prova dalla pandemia, quindi internisti, cardiologi, ginecologi, psichiatri e ortopedici.<\/p>\n <\/p>\n Pronto soccorso<\/strong> \u2022 Un paragrafo a parte lo merita la situazione dei pronto soccorso dove oggi lavorano 12 mila medici, 4 mila in meno rispetto a quelli necessari, con punte di carenza oltre il 50 per cento in alcune regioni. La “crisi di vocazione” riguarda anche gli infermieri dei pronto soccorso, che dovrebbero essere 10 mila in pi\u00f9. Durante la pandemia si sono gi\u00e0 registrate duemila uscite, a cui si aggiungeranno le quattromila previste fino al 2025, in reparti che assicurano ogni anno circa 20 milioni di interventi. Un’emorragia che i recenti finanziamenti ministeriali \u2013 pari a 147 milioni per 1.152 contratti quinquennali di specializzazione \u2013 non tamponeranno. Perch\u00e9 i concorsi vanno quasi deserti. In pratica, oltre la met\u00e0 dei contratti finanziati non \u00e8 stata assegnata. Lo scorso anno su 1.100 posti a disposizione, 520 sono rimasti scoperti. Significa che dei 147 milioni di euro finanziati 80 resteranno nel cassetto, a dimostrazione che il problema non \u00e8 finanziario ma “giuslavoristico”. Ecco perch\u00e9.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1162″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][vc_empty_space][vc_column_text]Lo specializzando<\/strong> \u2022 A cosa si deve la crisi di vocazioni? Uno specializzando di medicina d’emergenza e urgenza guadagna 1.500 euro netti al mese circa nell’arco di cinque anni ma senza un effettivo contratto di lavoro. Semmai attraverso una borsa di studio universitaria, senza diritto a straordinari, indennit\u00e0 di esclusiva, ne equipollenza tra specialit\u00e0: in pratica non pu\u00f2 lavorare in altri reparti, a differenza dei colleghi delle altre specialit\u00e0.<\/p>\n <\/p>\n Le soluzioni<\/strong> \u2022 Gli effetti della mancata programmazione si toccano con mano gi\u00e0 oggi nei reparti ospedalieri con organici ridotti e medici costretti a lavorare su turni gravosi, tra straordinari e rinuncia alle ferie, visto il lento inserimento di nuove risorse. Circostanza che obbliga le aziende sanitarie a ricorrere ai medici a gettone se non a rinunciare ai servizi importanti per il cittadino. Per Anaoo Assomed la chiave non \u00e8 certo aumentare i posti disponibili nelle universit\u00e0 di Medicina e Chirurgia, sarebbe uno spreco, ma incrementare i contratti di formazione specialistica, misura applicata negli ultimi 2 anni, portandoli a 10.000 all’anno. Il sindacato Als va oltre chiedendo il cambio di inquadramento dei medici specializzandi con contratti ad hoc e tutte le tutele del caso. Basta con le attuali borse di studio: la copertura economica sarebbe garantita dagli 80 milioni inutilizzati.<\/p>\n <\/p>\n Medici di base<\/strong> \u2022 Se possibile, ancor pi\u00f9 drammatica risulta la carenza dei medici di famiglia con cui le famiglie italiane si misurano da tempo. Pensionamenti, ambulatori che chiudono, mancati rimpiazzi e interi territori sguarniti del primo presidio medico. E per chi rimane liste lunghissime di pazienti, anche 1.500, quota massima pro capite, e una mole sempre pi\u00f9 pressante di incombenze burocratiche. Per questi e altri motivi i medici di base nei giorni scorsi hanno scioperato, manifestando davanti al ministero della Salute.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_raw_html]JTNDaWZyYW1lJTIwdGl0bGUlM0QlMjJOdW1lcm8lMjBkaSUyMGFzc2lzdGl0aSUyMHBlciUyMG9nbmklMjBtZWRpY28lMjBkaSUyMGJhc2UlMjIlMjBhcmlhLWxhYmVsJTNEJTIyTWFwcGElMjIlMjBpZCUzRCUyMmRhdGF3cmFwcGVyLWNoYXJ0LXBsaXFYJTIyJTIwc3JjJTNEJTIyaHR0cHMlM0ElMkYlMkZkYXRhd3JhcHBlci5kd2Nkbi5uZXQlMkZwbGlxWCUyRjElMkYlMjIlMjBzY3JvbGxpbmclM0QlMjJubyUyMiUyMGZyYW1lYm9yZGVyJTNEJTIyMCUyMiUyMHN0eWxlJTNEJTIyd2lkdGglM0ElMjAwJTNCJTIwbWluLXdpZHRoJTNBJTIwMTAwJTI1JTIwJTIxaW1wb3J0YW50JTNCJTIwYm9yZGVyJTNBJTIwbm9uZSUzQiUyMiUyMGhlaWdodCUzRCUyMjc1NiUyMiUzRSUzQyUyRmlmcmFtZSUzRSUzQ3NjcmlwdCUyMHR5cGUlM0QlMjJ0ZXh0JTJGamF2YXNjcmlwdCUyMiUzRSUyMWZ1bmN0aW9uJTI4JTI5JTdCJTIydXNlJTIwc3RyaWN0JTIyJTNCd2luZG93LmFkZEV2ZW50TGlzdGVuZXIlMjglMjJtZXNzYWdlJTIyJTJDJTI4ZnVuY3Rpb24lMjhlJTI5JTdCaWYlMjh2b2lkJTIwMCUyMSUzRCUzRGUuZGF0YSU1QiUyMmRhdGF3cmFwcGVyLWhlaWdodCUyMiU1RCUyOSU3QnZhciUyMHQlM0Rkb2N1bWVudC5xdWVyeVNlbGVjdG9yQWxsJTI4JTIyaWZyYW1lJTIyJTI5JTNCZm9yJTI4dmFyJTIwYSUyMGluJTIwZS5kYXRhJTVCJTIyZGF0YXdyYXBwZXItaGVpZ2h0JTIyJTVEJTI5Zm9yJTI4dmFyJTIwciUzRDAlM0JyJTNDdC5sZW5ndGglM0JyJTJCJTJCJTI5JTdCaWYlMjh0JTVCciU1RC5jb250ZW50V2luZG93JTNEJTNEJTNEZS5zb3VyY2UlMjl0JTVCciU1RC5zdHlsZS5oZWlnaHQlM0RlLmRhdGElNUIlMjJkYXRhd3JhcHBlci1oZWlnaHQlMjIlNUQlNUJhJTVEJTJCJTIycHglMjIlN0QlN0QlN0QlMjklMjklN0QlMjglMjklM0IlMEElM0MlMkZzY3JpcHQlM0U=[\/vc_raw_html][vc_empty_space][vc_column_text]Numeri<\/strong> \u2022 Qualche dato per inquadrare il fenomeno: secondo la Federazione degli Ordini dei Medici, 1,5 milioni di italiani da Nord a Sud sono al momento senza medico di famiglia. La Lombardia non sfugge a questa dinamica, con 786 posti vacanti messi a bando lo scorso giugno. I primi mesi del 2022 hanno visto l’abbandono di 72 mutualisti andati in pensione e altri 96 che si preparano a seguirli. In tutta la regione i medici di famiglia sono circa 5.700 per un totale di 8,5 milioni di assistiti. I pediatri sono poco pi\u00f9 di mille, met\u00e0 dei quali vicini alla quiescenza, per un milione e passa di minori assistiti. Se i bandi delle Ats non bastano a coprire i posti vacanti \u2013 molti concorsi non raccolgono candidature \u2013 \u00e8 necessario anche in questo caso rendere pi\u00f9 appetibile il percorso di formazione specialistica. All’ultimo concorso si sono presentati in 530 per 600 borse di studio triennali. Sono malpagate, denunciano i sindacati, non ne vale la pena. Cos\u00ec, mentre fuori dagli uffici preposti si allungano code assurde anche per il cambio medico, i dirigenti sanitari si domandano cosa succeder\u00e0 nel 2023 quando altri 14 mila medici di fiducia italiani saluteranno, quintuplicando gli abbandoni tra il 2013 e il 2019. Le proiezioni per gli anni successivi allargano le dimensioni della fuga a oltre 30 mila unit\u00e0. A questo punto il medico di famiglia diventerebbe l’eccezione.<\/p>\n <\/p>\n Occasione Pnrr<\/strong> \u2022 Il Piano nazionale di ripresa e resilienza varato dal governo Draghi stanzia 4 miliardi per la sanit\u00e0 e individua un nuovo modello di assistenza attraverso la costruzione di Case e ospedali di comunit\u00e0 sul territorio, dopo il fallimento delle cure a domicilio (attraverso le Usca) evidenziato dal Covid. Le nuove strutture saranno 1.288 da qui al 2026 e la Lombardia ha gi\u00e0 votato la riforma sanitaria per adeguarsi. Tuttavia le associazioni di rappresentanza pretendono che quei soldi vengano spesi e investiti anche sul personale necessario ad avviarle. Sul fronte dei medici di famiglia, il Pnrr stanzia le risorse per 900 borse di studio per i prossimi tre anni. Bene, ma non basteranno.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1253″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][vc_empty_space][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” el_id=”Cosa-\u00e8-cambiato” z_index=””][vc_column][vc_empty_space][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n di Valentina Bertuccio D’Angelo<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_column_text]Due anni fa un dramma che ci sembrava lontano nello spazio e nelle possibilit\u00e0 irrompeva nelle nostre vite. A distanza di due anni e 155 mila morti, con uno stato di emergenza ancora in corso ma sempre meno giustificato, forse l\u2019Italia sta trovando la via della normalit\u00e0 post Covid. Ma non saremo pi\u00f9 quelli di prima. Ci saranno delle cose che, anche con la fine della pandemia, non potremo lasciarci alle spalle. Dalle mascherine, prima \u201cvezzo\u201d asiatico, poi oggetto del desiderio e ora prodotto da supermercato. E ancora: lo smart working, gli acquisti e le commissioni online, le videochiamate con amici e parenti, le sessioni di psicoterapia o yoga via web, le restrizioni alla libert\u00e0.<\/p>\n <\/p>\n Far finta di nulla: impossibile e non auspicabile<\/strong> \u2022 Insomma, far finta che in questi due anni non sia successo nulla, non sar\u00e0 possibile. \u00abE non sarebbe neanche auspicabile. Significherebbe essere impermeabili a ci\u00f2 che accade e incapaci di imparare\u00bb, dice Elena Colombetti, professoressa di Filosofia Morale alla Cattolica di Milano e autrice, con altri colleghi, del libro \u201cVulnus. Persone nella pandemia\u201d (Mimesis Edizioni). \u00abQuello che serve \u00e8 invece una riflessivit\u00e0 per ripensare a quanto \u00e8 accaduto, a come abbiamo risposto, alle risorse che abbiamo saputo mettere in campo e a quanto ci \u00e8 mancato\u00bb.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1168″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][vc_empty_space][vc_column_text]Cos\u2019\u00e8 cambiato<\/strong> \u2022 \u00abL\u2019improvviso confinamento nelle case ha fatto fare un deciso passo avanti nell\u2019informatizzazione del Paese, con un\u2019accelerazione mai vista prima. Allo stesso tempo ci ha rivelato che la risposta tecnica \u00e8 totalmente insufficiente per vivere bene e che le relazioni umane non sono ricaricabili con una rete capillare di servizi. Abbiamo fatto esperienza che pensare le citt\u00e0, i flussi di lavoro, le strutture solo in funzione dell\u2019efficienza consegna a una solitudine inumana, perch\u00e9 pensiamo alle relazioni solo nei termini di scambio: di servizi, informazioni, prodotti, che per\u00f2 non comprende l’unicit\u00e0 dell’altro n\u00e9 il suo ruolo nella strutturazione della nostra storia e della nostra identit\u00e0 che \u00e8 sempre anche una identit\u00e0 relazionale\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Recuperare le relazioni<\/strong> \u2022 Tra gli aspetti da recuperare ci sono proprio le relazioni. \u00abSiamo stati molto bravi mettendo in campo risorse e creativit\u00e0 \u2013 prosegue Colombetti \u2013 tuttavia il distanziamento fisico, il contatto reso possibile solo in casi di una necessit\u00e0 seria e documentabile, le prestazioni mediate dalla rete, ci ha condotto a un digiuno prolungato dalle relazioni gratuite, dal tempo non codificato, dalla condivisione del bello, della sorpresa dei gesti inaspettati. L\u2019esperienza della pandemia pu\u00f2 aiutarci a ripensare a un\u2019architettura dei luoghi, dei ritmi di lavoro, dell\u2019organizzazione sociale che non abbia come unico parametro quello dell\u2019efficienza. Ci sono dei beni che si possono fruire solo stando in queste relazioni. La pandemia ha costituito una battuta di arresto forzata che ci ha riconsegnato una consapevolezza sull’importanza delle relazioni e del valore del singolo che non si esaurisce in quello della sua funzione. Una consapevolezza da tempo obnubilata e che stava degenerando in quella che hanno definito “una societ\u00e0 della stanchezza”\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Le mascherine<\/strong> \u2022 Questi due anni ci hanno segnato nel profondo, basta guardare a quanto successo dopo la fine del divieto delle mascherine all\u2019aperto; almeno la met\u00e0 dei passanti le usa ancora. Eppure fino al febbraio 2020 in Italia, in Europa, erano un oggetto sconosciuto fuori dagli ospedali. \u00abIl tema delle mascherine mi sembra molto secondario\u00bb, continua la professoressa Colombetti. \u00abMa pu\u00f2 aiutarci ad avere uno sguardo meno autoreferenziale. Quella che ci sembrava un\u2019eccentrica abitudine orientale si \u00e8 rivelato un dispositivo utile. Forse da qui in avanti ci sembrer\u00e0 normale che ogni tanto qualcuno si copra il volto, magari nei mesi pi\u00f9 esposti all’influenza. Tuttavia anche qui \u00e8 importante riflettere. Le mascherine ad esempio mettono in difficolt\u00e0 coloro che hanno bisogno di leggere il labiale. \u00c8 un particolare, ma dalla pandemia possiamo portarci dietro una rinnovata attenzione alle reciproche fragilit\u00e0\u00bb.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1214″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][vc_empty_space][vc_column_text]Lo smart working<\/strong> \u2022 Oltre alle mascherine, l\u2019Italia ha \u201cscoperto\u201d anche lo smart working, modalit\u00e0 gi\u00e0 usata all\u2019estero e quasi per nulla da noi. Improvvisamente gli uffici si sono svuotati. \u00abQuello che abbiamo vissuto non \u00e8 stato un \u201clavoro agile\u201d, ma un telelavoro. Per lo pi\u00f9 i lavoratori hanno mantenuto gli stessi orari e lo stesso format, semplicemente dislocando le attivit\u00e0 professionali a casa. Questa esperienza ci ha dimostrato che non \u00e8 necessario essere sempre fisicamente presenti in ufficio e che la possibilit\u00e0 di alternare giorni da casa con altri sul luogo di lavoro pu\u00f2 favorire l\u2019armonia tra le dimensioni della vita: la professione, la famiglia, gli amici, gli interessi culturali e sportivi… Anche dal punto di vista ambientale ne trarremmo giovamento. Le aziende lungimiranti credo che non torneranno indietro\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Ma non mancano le criticit\u00e0<\/strong> \u2022 \u00abLe relazioni non si possono appiattire sui collegamenti virtuali: c\u2019\u00e8 tutta una ricchezza di interazioni che richiede i tempi informali della vicinanza, anche con i colleghi. La stessa creativit\u00e0 e soluzioni nuove ai problemi a volte nascono da un commento condiviso in una pausa. Come donna e come filosofa sono convinta che il pensiero si alimenti nel dialogo, dia-logos, una parola che sta tra due, e pertanto occorre costruire contesti che lo rendano possibile. La prossimit\u00e0 \u00e8 una ricchezza, non qualcosa da cui ci si deve difendere, anche se \u00e8 impegnativa\u00bb. Anche perch\u00e9 \u2013 e lo sa bene chi ha fatto lunghi periodi di lavoro da casa \u2013 si finisce per non avere pi\u00f9 confini tra vita privata e lavorativa, tra ufficio e casa. \u00abC\u2019\u00e8 stata una commistione tra ambienti domestici e professionali. Per molti mesi la dimensione virtuale delle stanze di lavoro e di riunione ha avuto luogo nella fisicit\u00e0 di uno spazio che appartiene a un livello di vita pi\u00f9 intimo. En-timeo, tenuto dentro, che pu\u00f2 ma non necessariamente deve essere svelato. Con il telelavoro siamo entrati nelle case altrui con microfoni e telecamere. Non si torna indietro, ma irreversibile non significa immodificabile. Le case vanno ripensate tenendo presente questa trasformazione, senza colonizzare reciprocamente ci\u00f2 che \u00e8 intimo e ci\u00f2 che pubblico\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Le restrizioni<\/strong> \u2022 C\u2019\u00e8 poi il tema delle limitazioni alla libert\u00e0 di riunione e spostamento, a cui forse dovremmo abituarci. \u00ab\u00c8 un argomento complesso. Reputo per\u00f2 che, superata l\u2019emergenza, siano limitazioni che devono scomparire. Come ben sanno coloro che si occupano di filosofia politica, lo stato di emergenza pu\u00f2 richiedere decisioni e norme che sono per\u00f2 finalizzate al ritorno alla normalit\u00e0. Se l\u2019emergenza diventasse indefinita, smetterebbe di essere tale\u00bb.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1194″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” el_id=”Intervista-a-Pierpaolo-Sileri” z_index=””][vc_column][vc_empty_space][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n di Agata Finocchiaro<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_column_text]Green pass e vaccino sono le armi con cui l’Italia sta guadagnando l’uscita dalla quarta ondata Covid. Oltre 155 mila morti in due anni, pi\u00f9 di 12 milioni di contagiati: in pratica un italiano su sei ha fatto i conti con il virus, ma la partita non \u00e8 ancora conclusa. Ci troviamo di fronte a una \u00absituazione in miglioramento ma non ancora di normalit\u00e0\u00bb, sottolinea in un’intervista a Il Giorno il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri.<\/p>\n <\/p>\n Onorevole Sileri, lei \u00e8 stato in prima linea nell’emergenza Covid, prima da viceministro della Salute e ora come sottosegretario, cosa \u00e8 cambiato nel secondo anno di pandemia?<\/strong> \u00abNel secondo anno abbiamo avuto i vaccini. Nel 2020 eravamo stati colti di sorpresa da un virus nuovo e di cui non sapevamo nulla, ma gi\u00e0 alla fine dello stesso anno, grazie ad un impegno scientifico internazionale che non ha precedenti nella storia, abbiamo avuto a disposizione vaccini con una efficacia eccezionale, in grado di ridurre di oltre il 90% l\u2019impatto della malattia severa. I vaccini sono lo strumento che ci sta portando fuori dalla pandemia, e che ci consentir\u00e0 in futuro di convivere col virus\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Ritiene che l’Italia abbia perso quel richiamo all’unit\u00e0 nazionale, quel senso di solidariet\u00e0 riscoperto nei primi mesi della lotta al virus?<\/strong> \u00abTutt\u2019altro, io credo che quel senso di solidariet\u00e0 e quella responsabilit\u00e0 collettiva che gli italiani hanno dimostrato nei primi mesi della pandemia siano gli stessi che hanno determinato il successo della campagna vaccinale che ci sta permettendo oggi di tornare alla nostra vita di sempre. Il 90 per cento e oltre di nostri concittadini che hanno deciso di vaccinarsi lo hanno fatto per se stessi certamente, ma anche per proteggere i propri familiari e la collettivit\u00e0: \u00e8 questa la migliore testimonianza di una comunit\u00e0 matura e responsabile, molto pi\u00f9 che le bandiere sui balconi\u00bb.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1245″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][vc_empty_space][vc_column_text]Nella prima ondata, quando le terapie intensive di regioni come la Lombardia erano piene, si \u00e8 parlato spesso di una \u00abscelta tra chi vive e chi muore\u00bb, c\u2019era una indicazione ad hoc per la disponibilit\u00e0 di posti a pazienti con \u00abmaggiori chance di sopravvivenza\u00bb?<\/strong> \u00abC\u2019\u00e8 stata una prima fase, breve per fortuna, nella quale in alcune regioni i reparti di terapia intensiva si sono trovati di fronte a scenari di vera e propria medicina di guerra, ma anche grazie al supporto della Protezione Civile siamo riusciti nella grande maggioranza dei casi a garantire la migliore assistenza possibile in uno scenario emergenziale. Non va poi dimenticato il grande sforzo fatto dal sistema sanitario nazionale, che ha aumentato in misura significativa i letti disponibili in terapia intensiva in pochissimo tempo\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Com\u2019\u00e8 cambiata la situazione nelle terapie intensive con l\u2019arrivo dei vaccini?<\/strong> \u00abPer capire quanto abbiano inciso i vaccini nel ridurre la pressione ospedaliera basta far parlare i numeri: al picco della prima ondata, all\u2019inizio del mese di aprile 2020, c\u2019erano oltre 4.000 persone in terapia intensiva, al picco della seconda, alla fine di novembre, poco meno di 3.900, e al culmine della terza, primi giorni di aprile 2021, circa 3.800. A partire dall\u2019estate 2021, grazie alla campagna di vaccinazione, i numeri sono drasticamente cambiati: dalla fine dell\u2019estate 2021 ad oggi, durante l\u2019ondata Delta, abbiamo avuto al massimo 1.700 ricoverati nei reparti di terapia intensiva. Il 23 febbraio 2021 c\u2019erano 2.146 pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva; un anno dopo, il 23 febbraio 2022, i ricoverati sono 886, nella grande maggioranza persone non vaccinate o di et\u00e0 avanzata o con patologie che aggravano il quadro clinico\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Lei si \u00e8 trovato talvolta in disaccordo con la linea pi\u00f9 rigorista del Governo, ritiene che qualche concessione in pi\u00f9 poteva essere fatta sul fronte delle aperture?<\/strong> \u00abIl governo ha sempre deciso in maniera collegiale, ed ha sin dall\u2019inizio adottato un metodo di lavoro che potremmo sintetizzare con la frase inglese \u201cfollow the science\u201d. \u00c8 naturale che ci possano essere state, e vi siano ancora, sensibilit\u00e0 diverse, ma alla fine si \u00e8 sempre trovata la sintesi migliore grazie al fatto che le decisioni hanno avuto sempre alla loro base un solido razionale scientifico\u00bb.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1246″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][vc_empty_space][vc_column_text]Secondo lei, nella partita contro la pandemia come ha giocato l’Italia, considerando il primo tempo del Conte II e il secondo tempo del governo Draghi?<\/strong> \u00abL\u2019Italia \u00e8 stata, dopo la Cina, il primo paese investito dal virus, ed \u00e8 stata quindi suo malgrado un laboratorio al quale hanno guardato le altre nazioni che dopo di noi sono state colpite dalla pandemia. Nel complesso, pur con gli inevitabili errori dovuti al fatto che abbiamo navigato per due anni in acque sconosciute, io reputo che i due governi che hanno gestito la situazione abbiano reso un buon servizio ai cittadini\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n L\u2019aumento della platea di immunizzati (circa 92 per cento tra vaccinati e guariti) ha segnato una svolta nella lotta al virus e nell\u2019azione di governo, con il progressivo allentamento delle restrizioni. Non teme una nuova ondata di contagi in caso di eliminazione del green pass con la fine dello stato di emergenza il 31 marzo?<\/strong> \u00abIl green pass \u00e8 stato uno strumento decisivo per tenere l\u2019Italia largamente al riparo, nella seconda met\u00e0 del 2021, dall\u2019ondata pandemica da variante Delta che ha invece colpito duramente altre nazioni come Germania e Regno Unito. Oggi lo scenario epidemiologico \u00e8 cambiato, la variante Omicron ha un minore impatto clinico soprattutto grazie all\u2019elevata percentuale di immunizzazione della popolazione, quindi \u00e8 giusto iniziare a ragionare su una rimodulazione delle misure restrittive, tra cui anche il green pass, ma sempre con la prudenza e la gradualit\u00e0 che sono richieste da una situazione che \u00e8 in miglioramento ma che non \u00e8 ancora di normalit\u00e0\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Cosa dobbiamo aspettarci il prossimo autunno, ci sar\u00e0 una quinta ondata come a Hong Kong e nuove chiusure?<\/strong> \u00abL\u2019evoluzione del virus va costantemente tenuta sotto controllo, cos\u00ec come bisogna fare ogni sforzo per ridurre la circolazione del virus in tutto il mondo raggiungendo l\u2019obiettivo del 70 per cento della popolazione mondiale vaccinata entro il 30 giugno. Ma l\u2019esperienza fatta in questi anni, e la storia delle pandemie del passato, ci indicano lo sviluppo pi\u00f9 probabile, che \u00e8 quello della progressiva endemizzazione del virus, che diventer\u00e0 un \u201ccompagno di viaggio\u201d della specie umana, che lo terr\u00e0 sotto controllo con i farmaci e i vaccini, come gi\u00e0 avviene oggi per altri patogeni come l\u2019influenza\u00bb.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1310″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][vc_empty_space][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=”” el_id=”CoviDiaries”][vc_column][vc_empty_space][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]Molte delle fotografie contenute in questo speciale provengono da CoviDiaries, un progetto collettivo realizzato dai fotogiornalisti di Parallelozero che documenta, attraverso la fotografia, i segni indelebili della pandemia su ciascuno di noi. Una narrazione per immagini protratta nel tempo, diventata un\u2019occasione per riflettere sulle cose del mondo e sulla loro complessit\u00e0. Un diario visivo, un lungometraggio ridotto ai suoi fotogrammi essenziali, un album della memoria.<\/p>\n <\/p>\n Per vedere tutte le foto di CoviDiaries clicca qui<\/a>.<\/strong><\/p><\/blockquote>\n <\/p>\n \u00abFin da subito come Parallelozero abbiamo sentito l\u2019esigenza di realizzare una sorta di scatola della memoria, da aprire quando tutto questo sarebbe finito – spiega Sergio Ramazzotti, giornalista, fotografo e cofondatore di Parallelozero – \u00c8 con questo presupposto che abbiamo creato CoviDiaries. Oggi che si avvicina il secondo anniversario dell\u2019inizio della pandemia, bench\u00e9 non siamo ancora usciti dal tunnel, ci sembra il momento giusto di aprire quella scatola, e vedere cosa contiene. \u00c8 un atto simbolico, che ci auguriamo possa tenere vivi o riportare a galla i ricordi di un\u2019esperienza collettiva durante la quale ci siamo scoperti capaci di cose che non sospettavamo, e che ci hanno resi orgogliosi di essere cittadini del nostro Paese. Ed \u00e8 anche un modo per rendere un tributo e, ci auguriamo, dare un senso alle troppe vittime del virus\u00bb.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1222″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][vc_empty_space][vc_column_text]Il progetto segue tredici linee narrative fatte di voci, volti e avvenimenti diventati il simbolo dei mesi dell\u2019epidemia in Italia: nella sofferenza, e al tempo della ripartenza, ciascuno \u00e8 una grande storia di coraggio e di speranza. Tredici capitoli di un racconto corale in cui il Paese mostra il meglio di s\u00e9.<\/p>\n <\/p>\n Parallelozero<\/a> \u00e8 un\u2019agenzia che racconta storie da oltre quindici anni. Grazie a un team di professionisti \u2013 fotografi ma anche giornalisti, videomaker, art director \u2013 trasforma idee creative in prodotti di narrativa multimediale, sia per l\u2019editoria tradizionale che per la comunicazione corporate.<\/p>\n <\/p>\n Il progetto CovidDiaries \u00e8 diventato anche una mostra alla\u00a0Fabbrica del Vapore<\/a> di Milano conclusasi il 25 febbraio e realizzata in collaborazione con Fotografica<\/a> (Festival di Fotografia di Bergamo), con il contributo di Fondazione di Comunit\u00e0 Milano<\/a>, con il patrocinio del Comune di Bergamo e con il sostegno di\u00a0Vivisol<\/a>\u00a0\u2013 Sol Group.[\/vc_column_text][vc_empty_space][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=”” el_class=”inline-menu”][vc_column][vc_raw_html]JTVCbWVudSUyMG5hbWUlM0QlMjJDb3ZpZEZ1dHVybyUyMiU1RA==[\/vc_raw_html][\/vc_column][\/vc_row]<\/p>\n<\/div>","protected":false},"excerpt":{"rendered":" [vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” css=”.vc_custom_1647510613012{background-image: url(https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/covidfuturo\/wp-content\/uploads\/sites\/11\/2022\/03\/Copertine-1-1.jpg?id=1373) !important;background-position: center !important;background-repeat: no-repeat !important;background-size: cover !important;}” z_index=”” el_class=”fullwidth-box” background_image=”686″][vc_column][vc_empty_space height=”64px” el_class=”header-image-space”][vc_column_text] Covid, due anni dopo: quale futuro ci aspetta? 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