{"id":1194,"date":"2022-03-15T15:01:15","date_gmt":"2022-03-15T14:01:15","guid":{"rendered":"https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/montedeipaschi\/?page_id=1194"},"modified":"2022-05-18T17:00:41","modified_gmt":"2022-05-18T15:00:41","slug":"le-tragedie","status":"publish","type":"page","link":"https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/terremotoemilia\/le-tragedie\/","title":{"rendered":"Le tragedie"},"content":{"rendered":"
[vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” css=”.vc_custom_1652869530017{background-image: url(https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/terremotoemilia\/wp-content\/uploads\/sites\/19\/2022\/05\/qn_toscana_cover2-landing-1.jpg?id=1516) !important;background-position: center !important;background-repeat: no-repeat !important;background-size: cover !important;}” z_index=”” el_class=”fullwidth-box” background_image=”1513″][vc_column][vc_empty_space height=”64px” el_class=”header-image-space”][vc_column_text]<\/p>\n
[\/vc_column_text][vc_empty_space height=”88px” el_class=”mb-space”][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” el_class=”inline-menu” z_index=””][vc_column][vc_raw_html]JTVCbWVudSUyMG5hbWUlM0QlMjJSaWZpdXRpVG9zY2FuYSUyMiU1RA==[\/vc_raw_html][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=”” el_class=”accordion-indice-articoli”][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_empty_space]
[\/vc_column_text] <\/div>\n<\/div><\/div>[vc_empty_space][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][vc_separator type=”normal”][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” el_id=”Le-scosse-in-diretta” z_index=””][vc_column][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_empty_space][vc_column_text]<\/p>\n
[\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n
di Beppe Boni<\/p>\n
[\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_empty_space][vc_column_text]Il giorno pi\u00f9 lungo mosse i primi passi mentre ancora l’alba bussava alla porta della notte<\/strong>.\u00a0 Ecco i numeri che fissano l’inizio del terrore fatto di scosse, paurosi oscillamenti, crolli di case e torri: 20 maggio, ore 4,03, sisma di 5,9 della scala Richter<\/strong>. Disastri e morti fra Modena, Ferrara e Bologna. Fui uno di quelli sbalzato da letto e fuggito fuori casa insieme alla famiglia. Tutti salvi? Casa integra? Si, per fortuna.<\/p>\n <\/p>\n Uno sguardo rapido alla tv e al telefonino per capire dalle notizie diffuse dall’ Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che l’epicentro delle scosse era fissato nell’area fra Finale Emilia (Modena) \u00a0e Cento (Ferrara). Prima telefonata verso le 4,20 al collega Stefano Marchetti<\/strong> che abita proprio in piazza a Finale. “Qui \u00e8 un disastro, \u00e8 crollato mezzo paese\u2026”, era stravolto e parlava dall’auto parcheggiata in piazza dove si era rifugiato con la madre anziana. Lui era vestito perch\u00e9 una precedente scossa all’una di notte gli aveva suggerito saggezza.<\/p>\n <\/p>\n Da quel momento e per le ore successive la raffica di telefonate fra colleghi fu una giostra senza fine. Nella baraonda di notizie ancora imprecise, ma gi\u00e0 tragiche<\/strong>, si trattava di coordinare i servizi cercando di aggiornare minuto dopo minuto il sito web che era gi\u00e0 operativo. Clic, clic, clic, da casa i giornalisti della redazione Internet, bravi e veloci, correvano.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_column_text]Dalla redazione di Ferrara, \u00a0Bologna, Modena, Reggio Emilia altri cronisti si precipitarono sui luoghi dei crolli mentre il giornale incredibilmente alle 9,30 del mattino era gi\u00e0 un porto di terraferma con direttori, vicedirettori, capiredattori e gi\u00f9 nella scala gerarchica fino all’ultimo collaboratore.<\/p>\n <\/p>\n Bisognava decidere i servizi, selezionare le testimonianze, cercare le foto, guidare il flusso delle notizie in aggiornamento sul web<\/strong> che arrivavano in modo caotico come il traffico della tangenziale al calar della sera. Un fotografo e la fidanzata – cronista alle 4,30 erano gi\u00e0 fra Finale Emilia e San Felice nel Modenese dove la terra aveva tremato forte anche se il drammatico bilancio di perdite umane a questo giro fu nella Bassa ferrarese con sette morti.<\/p>\n <\/p>\n Nella mattinata si pens\u00f2 ad una edizione straordinaria da far uscire nel pomeriggio, ma la situazione era ancora troppo fluida e incerta<\/strong> per una rischiosa corsa contro il tempo.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1438″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” qode_css_animation=””][vc_empty_space][vc_column_text]Nella sera di quel 20 maggio il giornale, nelle sue edizioni nazionale e delle cronache cittadine, fu chiuso tardissimo sul filo del rischio per avere un aggiornamento pi\u00f9 fresco possibile. Il giorno successivo il giornale usc\u00ec con un titolo in prima pagina che recitava Ore di paura<\/strong>. Sullo sfondo la foto di una torre dell’orologio spaccata a met\u00e0 che divenne il simbolo del tempo spezzato e la memoria di quell’evento. Tornammo tutti a casa con l’angoscia di un’altra notte \u00a0pericolosamente densa di incognite. E fu difficile dormire per l’adrenalina accumulata. Presero sonno con difficolt\u00e0 anche diversi colleghi che, mandati sui luoghi del disastro, riposarono, si fa per dire, in auto per essere gi\u00e0 sul posto il giorno successivo. Pasti e coperte offerti dalla Protezione civile. Ma nessuno sorrideva<\/strong>.[\/vc_column_text][vc_empty_space][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” el_id=”Catia-Zuccheri” z_index=””][vc_column][vc_empty_space][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n di Valerio Baroncini<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_empty_space][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″ offset=”vc_hidden-xs”][vc_raw_html]JTNDc2NyaXB0JTIwc3JjJTNEJTI3aHR0cHMlM0ElMkYlMkZnZW8uZGFpbHltb3Rpb24uY29tJTJGcGxheWVyJTJGeDhzYnQuanMlMjclMjBkYXRhLXZpZGVvJTNEJTI3eDhhd3o2eCUyNyUyMGRhdGEtcGFyYW1zJTNEJTI3Y3VzdG9tQ29uZmlnJTVCY3VzdG9tUGFyYW1zJTVEJTNEYWR2b24lMjZtdXRlJTNEZmFsc2UlMjclM0UlM0MlMkZzY3JpcHQlM0U=[\/vc_raw_html][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][vc_row_inner row_type=”row” type=”full_width” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner offset=”vc_hidden-lg vc_hidden-md vc_hidden-sm”][vc_raw_html]JTNDc2NyaXB0JTIwc3JjJTNEJTI3aHR0cHMlM0ElMkYlMkZnZW8uZGFpbHltb3Rpb24uY29tJTJGcGxheWVyJTJGeDhzYnQuanMlMjclMjBkYXRhLXZpZGVvJTNEJTI3eDhhd3o2eCUyNyUyMGRhdGEtcGFyYW1zJTNEJTI3Y3VzdG9tQ29uZmlnJTVCY3VzdG9tUGFyYW1zJTVEJTNEYWR2b24lMjZtdXRlJTNEZmFsc2UlMjclM0UlM0MlMkZzY3JpcHQlM0U=[\/vc_raw_html][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_empty_space][vc_column_text]Quando il capannone della Tecopress di Dosso di Sant\u2019Agostino<\/strong>, nel Ferrarese, s\u2019\u00e8 sbriciolato come un castello di carte, Gerardo Cesaro<\/strong> era quasi fuori da quella che sarebbe diventata la sua tomba. Il corpo fu ritrovato sul perimetro, fra i detriti, la polvere. Tute da lavoro, catenine, attrezzi. \u201cIl mio Gerardo, un mese prima della scossa aveva firmato il contratto a tempo indeterminato\u201d, dice con la voce spezzata Catia Zuccheri<\/strong>.<\/p>\n <\/p>\n Qui, a Marmorta di Molinella, Bassa bolognese di nebbie e gran lavoratori, Catia e Tommy, un cagnolino nero di diciassette anni, aspettano ancora Gerardo<\/strong>. Una delle vittime del \u2018terremoto industriale\u2019, come l\u2019ha definito qualcuno.<\/p>\n <\/p>\n Catia, chi era il “suo” Gerardo?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abGerardo era una persona solare, di gran cuore e disponibile per tutti, un uomo difficile da trovare. A Marmorta era arrivato facendo il servizio militare, da carabiniere. E\u2019 finito in questo paesino sperduto, proprio sperduto. E ci siamo conosciuti e amati, da giovanissimi. Per anni ha fatto il carabiniere, poi cambi\u00f2, andando in fabbrica, a lui mor\u00ec una zia nel terremoto dell\u2019Irpinia\u2026 Ma lui non ce l\u2019ha fatta\u00bb.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_column_text]Cosa ricorda di dieci anni fa?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abDa un pochino Gerardo era in mobilit\u00e0: aveva lavorato in una fonderia a Budrio. Per andare alla Tecopress accett\u00f2 uno stipendio inferiore, ma gli serviva ancora qualche anno di contributi: la legge Fornero aveva ppena cambiato le carte in tavola\u2026\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n E il 20 maggio?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abA lui il lavoro piaceva. Gli avevo chiesto di stare a casa, visto che era il weekend. Ma lui aveva deciso di fare un doppio turno di notte e cos\u00ec avrebbe avuto quattro giorni consecutivi di riposo\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n E?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abIl cane sapeva a che ora tornava Gerardo. E quel giorno stava alla finestra. And\u00f2 ad aspettarlo, sembrava quasi avesse avuto una premonizione, che si sentisse la tragedia. E invece Gerardo non arriv\u00f2 mai. Alle 7.30 del mattino mi arriv\u00f2 la chiamata che nessuno vorrebbe mai sentire: \u2018Dopo il terremoto il capannone \u00e8 distrutto. Suo marito \u00e8 disperso\u2019\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n E lei come reag\u00ec?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abC\u2019era il mio figlio pi\u00f9 piccolo in casa, lui inizi\u00f2 a urlare. Io invece rimasi senza parole. Muta\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Un processo ha portato alle condanne sul tema sicurezza.<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00ab\u00c8 emerso chiaramente che la sicurezza non c\u2019era. Anche io ho lavorato in una fonderia, so cosa significhi e so che spesso fai corsi, ma non sei preparato a tragedie come quella del 2012\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Molte procedure, molte regole da allora per\u00f2 sono cambiate.<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abIo spero che il sacrificio di Gerardo sia servito. Tutto qua\u00bb.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1386″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][vc_empty_space][vc_column_text]Le istituzioni le sono state vicine?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abSubito ho avuto strette di mano e visite: penso a Giorgio Napolitano o Laura Boldrini. Ma poi\u2026\u00bb<\/p>\n <\/p>\n Poi?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abPoi nulla. Anche dal sindaco, nulla\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Se potesse avere Gerardo davanti a lei, cosa gli direbbe oggi?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abPer due-tre anni l\u2019ho cercato sempre, come fosse con me, accanto a me. Gli chiedevo tante cose, parlavo con il suo ricordo, con la sua anima, L\u2019avevo sempre in mente e l\u2019ho in mente ancora adesso, mi manca tantissimo ma ho imparato a vivere in questa situazione. Un desiderio per\u00f2 l\u2019avrei\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Quale?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abSiccome sono in pensione, i mie figli sono gi\u00e0 grandi, beh, sarei pronta ad attuare il nostro progetto\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Qual era il sogno suo e di Gerardo?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abVendere tutto, prendere un camper e girare il mondo. Gerardo, non me lo sono mica dimenticata!\u00bb.[\/vc_column_text][vc_empty_space][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][vc_column][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=”” el_id=”i-numeri-del-sisma”][vc_column][vc_empty_space][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n di Valeria Selmi<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_empty_space][vc_column_text]Ventotto morti, 300 feriti, 59 comuni colpiti e 45mila sfollati<\/strong>. Sono i numeri, impressionanti, del terremoto 2012 che ha devastato l\u2019Emilia, in particolare le province di Modena, Reggio, Ferrara e Bologna (ma anche Rovigo e Mantova), il cosiddetto \u2019cratere\u2019. Per questi territori, il 20 maggio del 2012 fu un\u2019alba di paura. Erano le 4.03 quando la prima scossa di magnitudo 5.9 della scala Richter<\/strong> (profondit\u00e0 6,3 chilometri) sgretol\u00f2 case, aziende, edifici pubblici, chiese con crepe e crolli ovunque. Nove giorni dopo, quando si era gi\u00e0 attivata una imponente macchina della solidariet\u00e0 tra tendopoli e volontari accorsi da tutta Italia, una seconda devastante scossa alle 9 del mattino aggrav\u00f2 il bilancio<\/strong>. In particolare quello delle vittime: 28 in totale<\/strong>, gran parte operai e dipendenti di aziende, travolti dai crolli.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_column_text]La Haemotronic di Medolla pianse quattro corpi<\/strong>. Giovani tornati al lavoro nella speranza che il terremoto fosse solo un brutto sogno, e invece l\u2019incubo si \u00e8 ripresentato, peggio di prima, intrappolandoli tra montagne di macerie. Il monumento dedicato a tutte le vittime del sisma del 2012 \u00e8 stato inaugurato a Medolla, nel Modenese<\/strong>, il 29 maggio 2021, nono anniversario della seconda scossa: una scultura in bronzo intitolata \u2019Riconciliazione\u2019, realizzata su progetto di Lisa Buffagni, ex studentessa dell\u2019Istituto d\u2019arte \u2018Venturi\u2019 di Modena. Le ferite, non quelle nei cuori, mai rimarginate, ma quelle materiali, in gran parte sono state sanate. <\/strong>Ricordiamo che furono 14mila gli edifici sgomberati e 19mila le famiglie evacuate che trovarono immediata assistenza negli 89 punti di accoglienza.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_column_text]La fisionomia dei centri storici venne stravolta<\/strong>, i cittadini persero nei crolli i loro punti di riferimento, storici e culturali, con 27 biblioteche e 33 teatri danneggiati. Ma la vera scossa fu quella all\u2019economia<\/strong>. \u00c8 sufficiente sfogliare i numeri del bilancio per rendersi conto dell\u2019impatto di questa calamit\u00e0: 12,2 miliardi di danni complessivi, di cui 5,2 miliardi alle imprese (66mila quelle colpite) e 3,5 alle abitazioni. Infine, la doppia scossa di dieci anni fa, gener\u00f2 un calo del 2,2 per cento del Pil quell\u2019anno (nell\u2019Area Nord modenese trem\u00f2 il pi\u00f9 grande distretto biomedicale italiano, il secondo al mondo dopo gli Stati Uniti).[\/vc_column_text][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=”” el_id=”il-sorriso-di-biagio”][vc_column][vc_empty_space][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n di Maria Silvia Cabri<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_empty_space][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_empty_space][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_column_text]Biagio Santucci<\/strong>, di Mirandola<\/strong>, aveva 24 anni, un bellissimo sorriso, e tanta voglia di vivere. \u00c8 morto il 29 maggio 2012 nel crollo dell\u2019Haemotronic di Medolla, azienda dove lavorava, a causa delle scosse sismiche. \u00c8 stato la vittima pi\u00f9 giovane del terremoto dell\u2019Emilia.<\/p>\n <\/p>\n Sono passati dieci anni ma il dolore non passa per chi, come la mamma Anna Cannavacciuolo, non ha mai smesso di ricordare il figlio, e di lottare per quello che \u00e8 successo, al fine di rendere sempre onore alla memoria del figlio. Un lutto cui si \u00e8 aggiunto, due anni fa, quello della morte dell\u2019altro figlio Christian, 28 anni.<\/p>\n <\/p>\n Anna, come ha vissuto questi dieci anni dalla morte di Biagio?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abPer me non \u00e8 passato neanche un minuto. Il tempo si \u00e8 fermato al momento in cui sono andata l\u00ec dove lavorava Biagio. Erano circa le 11 del 29 maggio 2012, non avevamo pi\u00f9 sue notizie, il cellulare non suonava e mi sono fatta accompagnare sul suo luogo di lavoro: non c’era pi\u00f9 niente. Il mio cuore si \u00e8 fermato a quell\u2019istante\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Come ha cercato di superare il dolore?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abIl dolore non si supera. Vivo ogni giorno questo lutto, cui due anni fa si \u00e8 aggiunto quello dell’altro mio figlio Christian, morto a 28 anni, dopo che da tempo soffriva di una patologia invalidante\u00bb.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1392″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][vc_empty_space][vc_column_text]Che mamma si definisce?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abNon spetta a me dirlo. Sono ancora mamma di tutti e tre i miei figli; sono una mamma come tutte le altre, non ho fatto nulla di speciale. Per sempre onorer\u00f2 la memoria di Biagio e di Christian. Ora sono una nonna, grazie a mia figlia Luana, che mi ha donato una nipotina di quattro anni e un’altra che \u00e8 in arrivo\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Che ricordo ha di quel 29 maggio 2012?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abBiagio \u00e8 morto in 14 secondi. Dopo il crollo dell’azienda era disperso, l’hanno trovato il giorno dopo alle 12. Quando sono andata sul posto, le sue colleghe venendomi incontro, abbracciandomi, mi hanno detto che quando sono iniziate le scosse lui era tornato dentro alla ditta per mettere in sicurezza una macchina. Non \u00e8 pi\u00f9 uscito da l\u00ec. Non ho voluto leggere il referto medico e non l’ho voluto vedere per ricordarlo sorridente come era. Dopo la scossa del 20 maggio, Biagio e Luana mi avevano consigliato di spostarmi dalla nostra abitazione posta al secondo piano in un condominio, in quanto Christian era gi\u00e0 sulla sedia a rotelle. Cos\u00ec ci siamo trasferiti nella Tendopoli allestita a Mirandola. Il 28 di maggio l\u2019Haemotronic di Medolla ha riaperto e Biagio \u00e8 tornato a lavorare. Ricordo la mattina del 29 maggio: alle sei ci siamo salutati. \u2018Mamma ciao ci vediamo alle 14\u2019. Non l’ho pi\u00f9 visto\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Nel 2017, in occasione della visita a Carpi e Mirandola, ha incontrato Papa Francesco. Cosa ricorda?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abLa sua grande umilt\u00e0. Vicino a me c’era Christian in sedia a rotelle. Nonostante la sua grandezza, Papa Francesco si \u00e8 rapportato a noi e agli altri familiari con grande umilt\u00e0 e ci ha toccato con il cuore. \u00c8 stato un momento veramente molto importante\u00bb.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_column_text]Che ruolo ha avuto la Fede nell\u2019affrontare il dolore?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abMi ha molto aiutata. Negli anni ho intrapreso un percorso con un padre spirituale che mi ha supportato moltissimo. Nonostante tutto quello che \u00e8 accaduto, posso dire di avere nel cuore una certa serenit\u00e0 che io attribuisco ai miei figli. Non tutti riescono a capire questa cosa, ma io sono assolutamente lucida. Christian ed io abbiamo affrontato la sua malattia a testa alta; sembrava quasi che ce l’avesse fatta, con l’aiuto di tante persone, ma poi non \u00e8 stato cos\u00ec. Lui per primo aveva tanto sofferto tanto quando \u00e8 morto Biagio\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n \u00c8 prevista l’inaugurazione di un memoriale nell’azienda in cui \u00e8 morto Biagio?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abIl 29 maggio verr\u00e0 posta la prima pietra, dietro la fabbrica, di quello che ci hanno presentato come un progetto molto bello ed emozionante e che richieder\u00e0 almeno due mesi di costruzione. Un memoriale di marmo che prevede un cerchio centrale che ogni giorno alle nove del mattino rifletter\u00e0 il sole in ricordo di quello che \u00e8 accaduto 10 anni fa\u00bb.[\/vc_column_text][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=”” el_id=”Nicola-Cavicchi”][vc_column][vc_empty_space][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n di Claudia Fortini<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_empty_space][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_column_text]\u00abDopo dieci anni rimane solo un dolore immenso. La mancanza di Nicola si sente sempre di pi\u00f9<\/strong>. Sar\u00e0 l\u2019et\u00e0. Ma ogni momento che passa \u00e8 peggio. Andiamo insieme tutti i giorni al cimitero, portiamo i fiori, parliamo con lui sulla tomba. Ma nostro figlio non c\u2019\u00e8\u00bb. Bruno Cavicchi e Romana Fiorini, sono i genitori di Nicola Cavicchi<\/strong>, il giovane di 35 anni, morto nella notte del 20 maggio, sotto le macerie delle Ceramiche Sant\u2019Agostino. Abitano a San Martino di Ferrara, nella casa dove risiedeva anche Nicola. \u00abEra allegro, scherzava con tutti \u2013 racconta la madre – aveva tanti amici e tutti gli volevano bene. Gli piaceva viaggiare\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Quella sera sarebbe dovuto andare al mare dove aveva la casa ma l\u2019avevano chiamato al lavoro: \u00abEra andato con serenit\u00e0 \u2013 ricorda la madre – anche perch\u00e9 le previsioni avevano annunciato che all\u2019indomani sarebbe piovuto\u00bb. Da 11 anni era un operaio alle ceramiche. Sostituiva chi si ammalava. Proprio per l\u2019esperienza e per la capacit\u00e0 di muoversi tra le diverse mansioni era un Jolly. Quella notte aveva accettato di sostituire un collega. Era di turno mentre il terremoto delle 4.04 ha fatto crollare l\u2019edificio<\/strong>.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_single_image image=”1394″ img_size=”full” add_caption=”yes” qode_css_animation=”” qode_hover_animation=”zoom_in”][vc_empty_space][vc_column_text]\u00abC\u2019eravamo spaventati con quella scossa cos\u00ec potente<\/strong>, ma i telegiornali non parlavano di morti \u2013 ricorda il padre\u2013 tanto che lo aspettavamo a casa subito dopo le sei. La mattina avevamo aperto la porta. Attendavamo che entrasse da un momento all\u2019altro, con quel suo fare scherzoso di tutti i giorni. Ma non arrivava mai. Lo stiamo ancora spettando\u00bb. Da qui le telefonate che non davano risposta. Le linee erano fuori uso. La corsa del fratello Cristiano e della fidanzata di Nicola Elisa, alla fabbrica di Sant\u2019Agostino. E la scoperta terribile, devastante, della tragedia.<\/p>\n <\/p>\n Nello stesso reparto anche Leonardo Ansaloni, 41 anni, di Reno Centese, due figli ancora piccoli, era stato travolto dalla violenza del terremoto e ucciso<\/strong>. Nicola stava proprio in quei giorni, compiendo passi importanti per la sua vita. \u00abAttacco le scarpe da calcio al chiodo \u2013 aveva annunciato ai genitori \u2013 e vado a vivere da solo\u00bb. Era stato un difensore del San Carlo e del Sant\u2019Agostino. Aveva deciso di sistemare la casa, a cinquanta metri da quella attuale, dove i genitori erano stati \u2018sposini\u2019 e dove lui aveva vissuto l\u2019infanzia. Una casa che la famiglia aveva conservato e che Nicola voleva far rinascere. \u00abIl giorno dopo \u2013 ricorda la madre \u2013 avrebbe dovuto andare a fare alcuni lavoretti per sistemare la casa\u00bb.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_column_text]Ma quel suo sogno che si stava plasmando non ha potuto concretizzarsi. Giorni terribili<\/strong>. Il padre Romano, 80 anni, ex operaio della Montedison, ricordando scuote la testa. Si \u00e8 trovato ad affrontare anziano, pensionato, un dolore immenso, ma anche una battaglia legale per far valere, senza riuscirci, i diritti di chi \u00e8 morto sul lavoro ma che, non avendo moglie e figli a carico, per lo stato italiano non pu\u00f2 vedere riconosciuto nessun risarcimento.<\/p>\n <\/p>\n \u00abCi hanno recapitato un assegno di 1.936,38 euro dall\u2019Inail per le spese funerarie<\/strong> \u2013 racconta il padre Romano \u2013 perch\u00e9 non aveva moglie e figli a carico e la legge non riconosce nulla. Eppure il contributo di Nicola in famiglia era fondamentale. Non \u00e8 neppure un\u2019elemosina ma una beffa nella tragedia – fa notare – visto che solo per il funerale ne abbiamo spesi 11 mila. La vita di un operaio morto mentre lavora a soli 35 anni, non pu\u00f2 valere poco pi\u00f9 di mille euro. Era meglio non ricevere niente\u00bb. La tragedia si offusca di un senso profondo di ingiustizia<\/strong>. \u00abRicordo che a settembre ero andato a Bondeno \u2013 aggiunge il padre \u2013 per essere ascoltato dalla Commissione di inchiesta per gli infortuni sul lavoro del Senato. Avevo chiesto di cambiare la legge, il testo unico 1124 del 30 giugno 1965. Non gli \u00e8 stato riconosciuto nulla. Vorrei che almeno si ricordassero di chi verr\u00e0 dopo di lui\u00bb.[\/vc_column_text][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=”” el_id=”il-sismologo-gasperini”][vc_column][vc_empty_space][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n di Marco Santangelo<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_empty_space][vc_column_text]\u00abNon si pu\u00f2 dire che fosse un terremoto atteso, anche se non era inaspettato\u00bb. Il sismologo e professore dell\u2019Universit\u00e0 di Bologna, Paolo Gasperini<\/strong>, usa questa “battuta” per raccontare il sisma che nel 2012 sconvolse l\u2019Emilia-Romagna.[\/vc_column_text][vc_empty_space][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″ offset=”vc_hidden-xs”][vc_raw_html]JTNDc2NyaXB0JTIwc3JjJTNEJTI3aHR0cHMlM0ElMkYlMkZnZW8uZGFpbHltb3Rpb24uY29tJTJGcGxheWVyJTJGeDhzYnQuanMlMjclMjBkYXRhLXZpZGVvJTNEJTI3eDhhd3ppZCUyNyUyMGRhdGEtcGFyYW1zJTNEJTI3Y3VzdG9tQ29uZmlnJTVCY3VzdG9tUGFyYW1zJTVEJTNEYWR2b24lMjZtdXRlJTNEZmFsc2UlMjclM0UlM0MlMkZzY3JpcHQlM0U=[\/vc_raw_html][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][vc_row_inner row_type=”row” type=”full_width” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner offset=”vc_hidden-lg vc_hidden-md vc_hidden-sm”][vc_raw_html]JTNDc2NyaXB0JTIwc3JjJTNEJTI3aHR0cHMlM0ElMkYlMkZnZW8uZGFpbHltb3Rpb24uY29tJTJGcGxheWVyJTJGeDhzYnQuanMlMjclMjBkYXRhLXZpZGVvJTNEJTI3eDhhd3ppZCUyNyUyMGRhdGEtcGFyYW1zJTNEJTI3Y3VzdG9tQ29uZmlnJTVCY3VzdG9tUGFyYW1zJTVEJTNEYWR2b24lMjZtdXRlJTNEZmFsc2UlMjclM0UlM0MlMkZzY3JpcHQlM0U=[\/vc_raw_html][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_empty_space][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_column_text]Professore, in che senso non era un terremoto atteso?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abPerch\u00e9 l\u2019area che ha colpito non \u00e8 tra quelle pi\u00f9 sismiche, almeno per quanto riguarda la storia sismica della nostra nazione. Tuttavia non era inaspettato in quanto ha riguardato un territorio che, pur essendo di pianura, si trova al di sopra di una catena montuosa sepolta sotto i sedimenti del Po\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n La magnitudo non \u00e8 stata cos\u00ec diversa dai terremoti che hanno colpito L\u2019Aquila (2009) e Amatrice (2016).<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abUn sisma con una magnitudo pari a quella della prima scossa, 6.1, si verifica in Italia circa una volta ogni sette anni ed \u00e8 spesso associato a parecchie vittime e innumerevoli danni. Ma nella nostra regione, fortunatamente, non \u00e8 andata proprio cos\u00ec. Sembra un discorso un po\u2019 cinico, ma con una magnitudo del genere ci sono state davvero poche vittime rispetto all\u2019Aquila o Amatrice\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Perch\u00e9?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abIl terremoto ha colpito una zona in cui le abitazioni residenziali erano state ricostruite e trattate con la giusta manutenzione. Avevano una resistenza intrinseca al sisma anche se non erano state progettate, nello specifico, per resistere alle oscillazioni, dato che quell\u2019area, fino a qualche anno fa, non era nemmeno considerata a rischio\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Alcune vittime, per\u00f2, sono legate al crollo di capannoni industriali.<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abEcco, i capannoni, alcuni edifici pubblici vulnerabili o casette di campagna sono crollate o hanno subito dei danni, mentre quelle residenziali sono rimaste intatte nella maggioranza dei casi. Il crollo di alcuni capannoni \u00e8 da collegare a strutture costruite in un periodo in cui non era richiesta nessuna normativa antisismica, dato che fino al 2003-2004 l\u2019Emilia-Romagna era abbastanza esclusa dalle zone considerate pericolose. Per questo nessuno pensava fosse necessario difendersi dai terremoti, poich\u00e9 ci troviamo in pianura. Ma si sbagliavano\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n Dal 2004, quindi, cosa \u00e8 cambiato?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abChe la regione \u00e8 stata inserita in una zona a rischio medio, anche se il termine esatto \u00e8 pericolosit\u00e0. Adesso \u00e8 stata pubblicata una nuova analisi da noi sismologi che valuta la probabilit\u00e0 di scuotimento e l\u2019Emilia-Romagna entra ancora di pi\u00f9 in una classe di rischio non altissima, ma comunque notevolmente presente\u00bb.<\/p>\n <\/p>\n C\u2019\u00e8 da preoccuparsi?<\/strong><\/p>\n <\/p>\n \u00abRipeto, la maggior parte delle case, comprese quelle non costruite in cemento, hanno resistito. Questo dimostra che non conta solo la costruzione o le annesse tecniche, ma anche e soprattutto la manutenzione e cio\u00e8 applicare dei retrofit alle abitazioni in modo che siano pi\u00f9 resistenti in caso di scuotimento\u00bb.[\/vc_column_text][vc_empty_space][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_empty_space][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][vc_column_text]<\/p>\n di Gabriele Bonfiglioli<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_separator type=”normal” up=”32″ down=”32″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=””][vc_column][vc_empty_space][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=””][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2\/3″][vc_column_text]In Emilia, il terremoto torn\u00f2 a far danni il 13 marzo 1832<\/strong>, quando invest\u00ec la zona del Reggiano e del Parmense con una magnitudo di 5.5. Dopo il sisma di 5.9 del novembre 1918 sull\u2019Appennino forlivese \u2013 che colp\u00ec soprattutto il paese di Santa Sofia e caus\u00f2 una ventina di vittime \u2013, il 10 aprile 1929 nuove scosse spaventarono Bologna. Il terremoto, che si protrasse fino all\u201911 maggio, non fece vittime, ma provoc\u00f2 ingenti danni a palazzi e chiese. Molti bolognesi, sfollati o impauriti, si accamparono nelle piazze cittadine, in baracche e tende, o nelle carrozze ferroviarie e tranviarie. La Montagnola si trasform\u00f2 in una sorta di camping, con perfino bungalow a pagamento. Per esorcizzare la paura c\u2019\u00e8 chi invi\u00f2 cartoline illustrate con i saluti \u2018da Villa Sussultoria\u2019. Fra le \u2018vittime\u2019 illustri del terremoto, vi fu il castello di Zappolino<\/strong>, che sorgeva sul luogo della battaglia del 1325 tra bolognesi e modenesi.<\/p>\n <\/p>\n Un\u2019altra ingente scossa si verific\u00f2 il 15 luglio 1971, alle 3.30, nel Parmense<\/strong>. Per circa venti secondi, il terremoto sorprese gli addormentati cittadini: non ci furono vittime, ma si contarono una quarantina di feriti, oltre a ingenti danni alle abitazioni. Quel sisma fu seguito da altre scosse a Parma, il 9 novembre 1983 (che portarono alla chiusura del teatro Regio), e a Correggio, il 15 ottobre 1996. Furono gli ultimi grandi terremoti che colpirono la regione. Gli ultimi prima del 2012.[\/vc_column_text][vc_column_text]Il 20 e 29 maggio 2012 non furono gli unici giorni in cui l\u2019Emilia-Romagna trem\u00f2<\/strong>. Scavando nel passato sismico della regione, affiorano storie di terremoti che hanno segnato anni lontani e recenti. Scosse in aree che fino a poco tempo fa, erroneamente, si pensavano \u2018a prova di terremoto\u2019. \u00abQui non verr\u00e0 mai\u00bb, si diceva. E invece la storia era piena di casi.<\/p>\n <\/p>\n Come l\u201911 giugno del 1438 quando il Parmense fu scosso da un terremoto con una magnitudo stimata di 5.6 sulla scala Richter<\/strong>, secondo i dati raccolti dall\u2019Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Dopo pochi decenni, il 3 gennaio 1505, un sisma di simile entit\u00e0 si abbatt\u00e9 su Bologna. La citt\u00e0 inizi\u00f2 a vivere nella paura per settimane, tanto che \u2013 riportarono i cronisti dell\u2019epoca \u2013 il sisma venne identificato come un \u00abcastigo divino\u00bb che Giovanni II Bentivoglio, allora Signore di Bologna, \u2018plac\u00f2\u2019 commissionando al pittore Francesco Francia una \u2018Madonna del terremoto\u2019. <\/p>\n A partire dal 1661 quando<\/strong>, sempre secondo l\u2019Ingv, un sisma di magnitudo 6.1 colp\u00ec l\u2019Appennino forlivese: le scosse, che andarono avanti per oltre un mese, si sentirono fino a Bologna e Ferrara. L\u201911 aprile 1688, poi, un terremoto di 5.8 devast\u00f2 l\u2019area della Romagna: Cotignola, in provincia di Ravenna, venne quasi interamente rasa al suolo.[\/vc_column_text][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/6″][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][vc_empty_space][vc_empty_space][vc_column_text]<\/p>\n [\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_row_inner row_type=”row” type=”grid” text_align=”left” css_animation=”” el_class=”accordion-indice-articoli”][vc_column_inner width=”1\/3″][vc_single_image image=”1368″ img_size=”full” onclick=”custom_link” img_link_target=”_blank” qode_css_animation=”” link=”https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/rifiutitoscana\/”][vc_empty_space][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/3″][vc_single_image image=”1369″ img_size=”full” onclick=”custom_link” img_link_target=”_blank” qode_css_animation=”” link=”https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/montedeipaschi\/”][vc_empty_space][\/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1\/3″][vc_single_image image=”1371″ img_size=”full” onclick=”custom_link” img_link_target=”_blank” qode_css_animation=”” link=”https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/covidfuturo\/”][vc_empty_space][\/vc_column_inner][\/vc_row_inner][vc_empty_space height=”64px”][\/vc_column][\/vc_row]<\/p>\n<\/div>","protected":false},"excerpt":{"rendered":" [vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” css=”.vc_custom_1652869530017{background-image: url(https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/terremotoemilia\/wp-content\/uploads\/sites\/19\/2022\/05\/qn_toscana_cover2-landing-1.jpg?id=1516) !important;background-position: center !important;background-repeat: no-repeat !important;background-size: cover !important;}” z_index=”” el_class=”fullwidth-box” background_image=”1513″][vc_column][vc_empty_space height=”64px” el_class=”header-image-space”][vc_column_text] Terremoto Emilia 2012: due scosse, una rinascita [\/vc_column_text][vc_empty_space height=”88px” el_class=”mb-space”][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” el_class=”inline-menu” z_index=””][vc_column][vc_raw_html]JTVCbWVudSUyMG5hbWUlM0QlMjJSaWZpdXRpVG9zY2FuYSUyMiU1RA==[\/vc_raw_html][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width”…<\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":1541,"parent":0,"menu_order":0,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","template":"full_width.php","meta":{"footnotes":""},"class_list":["post-1194","page","type-page","status-publish","has-post-thumbnail","hentry"],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/terremotoemilia\/wp-json\/wp\/v2\/pages\/1194","targetHints":{"allow":["GET"]}}],"collection":[{"href":"https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/terremotoemilia\/wp-json\/wp\/v2\/pages"}],"about":[{"href":"https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/terremotoemilia\/wp-json\/wp\/v2\/types\/page"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/terremotoemilia\/wp-json\/wp\/v2\/users\/2"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/terremotoemilia\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=1194"}],"version-history":[{"count":20,"href":"https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/terremotoemilia\/wp-json\/wp\/v2\/pages\/1194\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":1560,"href":"https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/terremotoemilia\/wp-json\/wp\/v2\/pages\/1194\/revisions\/1560"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/terremotoemilia\/wp-json\/wp\/v2\/media\/1541"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/inchieste.quotidiano.net\/terremotoemilia\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=1194"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}Catia Zuccheri: \u00abIl mio Gerardo, morto sotto i capannoni\u00bb<\/h2>\n
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